Ultimi nella scala del potere

PER SEMPRE È Gesù stesso che annuncia la sua resurrezione: che parola difficile per i bambini! Eppure sta proprio qui il cardine del nostro essere cristiani: sapere che la morte non si porta via tutto, ma è l’inizio di una nuova vita, della Vita che dura per sempre. Come un seme che si trasforma in pianta, che esce dal guscio della terra per prendere una forma diversa, grande e forte, capace di nutrire e dare ombra, purificare l’aria con le sue foglie… è un mistero, è una meraviglia. Consiglio creativo: colora la terra a tinte scure e usa invece, per colorare la crepa da cui emerge il seme, un bel giallo brillante. Fai uscire dalla crepa dei “ghirigori di vita” utilizzando una penna con l’inchiostro dorato oppure dei brillantini. Illumina con la stessa luce le foglioline di quel seme che si è appena trasformato in qualcosa che durerà per sempre. (illustrazione di Lorena Martinello)

DOMENICA 19 SETTEMBRE 2021 – XXV DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Sap 2,12.17-20 – Gc 3,16 – 4,3 – Mc 9,30-37

Si stava ormai avvicinando alla fine della sua missione e il punto di non ritorno era già stato oltrepassato. Gesù sapeva bene dove l’avrebbe portato il suo agire. Sapeva che per essere coerente fino in fondo avrebbe dovuto donare la vita. Non rinunciava a vivere, non era venuto per morire in croce, ma per salvare, per indicare la via nuova tracciata da Dio per l’umanità. La resistenza degli uomini, soprattutto dei responsabili della religione del tempo, non poteva più tollerare un profeta che sconvolgeva i loro progetti. E decidono di farlo morire.

Mi pare importante capire che Gesù non subisce la morte, offre la sua vita. Nemmeno i discepoli capiscono: se Gesù era il Messia, doveva essere un messia potente, vincitore, glorioso. E invece tutto va nella direzione opposta: il coraggio, la coerenza e l’amore si vivono fino al dono della vita, che in Gesù diventa vittoria sulla morte nella risurrezione. Gesù non era ingenuo a tal punto da non sapere cosa gli sarebbe accaduto.

Fin dall’inizio il suo modo di parlare aveva suscitato interesse e stupore, ma anche perplessità, rifiuto e perfino odio. «Se qualcuno vuol essere mio discepolo, sia l’ultimo e il servo di tutti». (Mc 9,35) Sono parole che indicano la stessa strada anche ai discepoli. Viene subito da obiettare: ma ha senso un simile discorso? Ha senso invitare a mettersi agli ultimi posti? Se traduciamo queste parole nella nostra attualità dovremmo più o meno dare questo consiglio: «Lascia che qualcuno ti sorpassi, mettiti negli ultimi posti, non cercare raccomandazioni, anche se sai bene che ti aprono molte strade, prova a vivere l’insicurezza di chi ogni giorno si chiede se riuscirà a sbarcare il lunario, sii tollerante con chi continua a scocciarti chiedendoti un aiuto, ascolta qualche extracomunitario, mettiti nei panni di quei lavoratori che anche in Italia vengono sfruttati per pochi euro al giorno….» Gesù non ci insegna ad essere masochisti.

Ci suggerisce di attivare in noi la comprensione e la condivisione della vita degli ultimi, cioè di coloro che non hanno appoggi, né risarcimenti in caso di necessità. Il Vangelo ci sprona a cercare di costruire un mondo solidale a cominciare dal basso, da dove c’è ingiustizia, miseria e schiavitù. Gli apostoli faticano a comprendere; sono in fondo molto simili a noi. Probabilmente non capivano perché avevano paura di capire e avevano paura di chiedergli spiegazioni. Intuivano infatti che seguire Gesù comportava mettere in discussione la loro vita, cambiare il modo di agire, di rapportarsi agli altri, di pensare. Erano convinti, e probabilmente lo siamo anche noi, che identificarsi nei bambini, ultimi nella scala del potere, non sarebbe stato possibile e non avrebbe portato da nessuna parte. Si tratta ancora una volta di capovolgere la logica umana: essere ultimo per essere giusto, riconoscere nell’ultimo la possibilità di far nascere un mondo diverso, dove ci possa essere dignità per tutti. Camminando sulla strada del Vangelo avvertiremo il peso della nostra debolezza e l’inconsistenza dei nostri propositi, ma potremmo percepire con forza la grandezza dell’amore di Dio che solo ci salva.

E secondo voi?
Cosa vuol dire per me mettermi all’ultimo posto, diventare come un bambino? Riesco a rinunciare a qualche privilegio o a qualche posizione di potere per imparare a condividere e a crescere in umanità?

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