Il museo e la vita

Il museo come luogo di incontro fra credenti e non credenti, e di ricerca interiore che stimoli la riflessione personale

Basta citare tre fra le sue recenti iniziative per cogliere la traiettoria originale tracciata negli ultimi anni dal Museo Diocesano Tridentino, fondato nel 1903: un laboratorio sugli arazzi con alcune donne in cura presso il Centro di Salute Mentale; un concerto serale di un giovane cantautore locale, Anansi, intitolato “fuori luogo”, ma alla fine in piena sintonia con le mostre in corso ed una conferenza in tema Expo “Il menù dell’Ultima cena” che ha visto l’esperto Luca Frigerio illustrare capolavori artistici che intrecciano umano e divino attorno alla mensa.

Al fondo c’è l’idea vincente che il Museo Ecclesiastico non perde la sua identità, ma anzi la qualifica ancora meglio se riesce a valorizzare la propria specifica offerta ponendosi in dialogo non principalmente con i destinatari credenti “addetti ai lavori”, ma con tutti gli uomini di oggi che – anche attraverso la via dell’arte – possono approfondire la loro ricerca esistenziale.

È l’immagine del museo come ponte, “un luogo d’incontro fra chi crede e chi non crede”, tanto cara al promotore mons. Iginio Rogger e lasciata in eredità alla discepola e attuale direttrice, l’arch. Domenica Primerano: “Dico sempre che mi piace pensare ai nostri musei come luoghi che favoriscono una ricerca, anche interiore, ambienti che aiutano a riflettere sulla propria vita. Forse a capirlo per primi sono proprio quegli alunni e quegli studenti che nei nostri laboratori vengono portati a riflettere sul rapporto con la loro vita”.

Prendiamo ad esempio l’attuale mostra, “Affidarsi al cielo” aperta fino al 7 settembre, frutto di una ricerca pluriennale sulle oltre 1000 tavolette dipinte, gli ex voto, del noto santuario mariano di Montagnaga di Pinè. Quei quadretti naif, frutto di una fede contadina, offrono non pochi spunti sul rapporto con la dimensione trascendente, sulle prove della vita, sulla riconoscenza. Ed infatti sono numerose le iniziative collaterali che hanno visto entrare a Palazzo Pretorio, sede del Museo nella centralissima piazza Duomo, studentesche, comitive in città o gruppi selezionati accolti nei numerosi laboratori (ingresso gratuito la prima domenica del mese).

L’impressione del visitatore – raccolta per iscritto anche in un apposito questionario di verifica – non è più quella di recarsi in un luogo etichettato, inevitabilmente di serie B rispetto ai musei laici, ma in un ambiente accogliente e aperto alla curiosità intellettuale di tutti.

Forse anche per queste attenzioni Domenica Primerano è stata chiamata lo scorso anno a presiedere – prima donna e primo laico nella storia associativa – l’AMEI, l’Associazione dei Musei Ecclesiastici Italiani, che coordina l’attività di oltre duecento realtà museali ecclesiastiche diffuse su tutto il territorio nazionale. “La sfida del futuro è quella di saper dimostrare professionalità e competenze, offrendo proposte diversificate per pubblici diversi, con un attenzione particolare anche ai disabili. È questa una nostra vocazione che deve essere sottolineata dai nostri musei”.

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