“La nostra ricerca non finisce qui”

Francesco Bologni e Massimo Parolari hanno ricostruito la storia del bombardiere americano precipitato nel 1944 sui prati di Nar. Nel fine settimana un evento per ricordare quei fatti, a settant'anni di distanza

Ci sono fatti ed eventi passati che rivivono nelle storie e nei ricordi delle persone più anziane e si imprimono nella memoria di una comunità e dei suoi abitanti. Vicende che si tramandavano nei filò serali, nelle stalle dopo lunghe giornate di lavoro e che ancora oggi, quantomeno in alcuni casi, continuano a solleticare la curiosità.

Storie come quella dell’aereo precipitato durante la seconda guerra mondiale sui prati di Nar, una località a mezza costa che sovrasta la campagna di Storo. Il 10 dicembre del 1944 due squadriglie di aerei nemici si scontrarono nei cieli della valle del Chiese. Alcuni bombardieri americani inviati a colpire specifici obiettivi in valle dell’Adige furono intercettati da una squadriglia di caccia tedeschi. Nella battaglia vennero colpiti due velivoli: un bombardiere americano B29J con sei militari a bordo e un Messerschmitt Bf 109 tedesco pilotato dal tenente torinese Raffaele Valenzano.

Il pilota italiano si salvò, lanciandosi con il paracadute e atterrando fortunosamente sopra Darzo, nei pressi di malga Plaz. Il pilota americano Herbert Hermann ed il copilota Royce Stephens, invece, morirono nello schianto dell'aereo proprio pochi secondi dopo che gli altri quattro membri dell’equipaggio erano riusciti ad abbandonare il velivolo.

“Ricordo di aver sentito raccontare dell’aereo caduto fin da bambino, quando si andava in montagna”, racconta Francesco Bologni che assieme all’amico Massimo Parolari con cui condivide l’opera di volontario del museo della Grande Guerra di Bersone, ha deciso di approfondire questo drammatico evento. “L’evento in paese aveva suscitato molto clamore anche perché c’erano stati due morti. Molti erano accorsi sul luogo del disastro per vedere quanto era accaduto”, prosegue. “Già in passato erano state fatte delle ricerche, recuperati in parrocchia i nomi dei morti e intervistati i testimoni oculari. Negli anni novanta, assieme ad alcuni proprietari dei fienili di Nar, si era anche pensato di realizzare un monumento, senza riuscirsi”.

Buona parte della ricerca è avvenuta grazie ad internet. “Le nostre indagini ci hanno indirizzato a un sito specializzato su cui scrivono reduci e parenti di avieri morti in guerra che cercano informazioni sui propri cari”, spiega Massimo Parolari. “Grazie al nome, cognome e numero di matricola siamo riusciti a contattare Larry Stephens, figlio di uno dei caduti”. Dopo un breve contatto virtuale proprio Larry ha inviato a Storo una busta contenente una serie di documenti, foto e lettere del papà di cui conservava pochi ricordi (aveva poco più di un anno all’epoca dei fatti) e di cui aveva rintracciato poche notizie che lo avevano portato solo a scoprirne la tomba, collocata nel cimitero americano di Firenze.

E così nel primo fine settimana di agosto, proprio a Nar, in occasione della tradizionale festa che ogni estate si organizza, si terrà un evento per ricordare quei fatti e inaugurare il cippo commemorativo dedicato ai due caduti. Un evento realizzato anche grazie all’amministrazione comunale di Storo e del comitato spontaneo di Nar, formato da alcune famiglie di questa località.

Nell’occasione Parolari e Bologni racconteranno quanto trovato grazie anche a foto e documenti, alcuni pezzi dell’aereo ma anche oggetti curiosi, come una camicetta da donna realizzata con la preziosa tela di uno dei paracadute. Ospite d’eccezione sarà proprio Larry Stephens che verrà a Storo assieme alla moglie Patricia, alla figlia Stephanie e al genero.

“La nostra ricerca non è finita, ma solo sospesa per organizzare questo incontro”, conclude Massimo Parolari. “Vorremmo fare un dvd con le interviste e i materiali raccolti”.

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